Il libro racconta la vita di un branco misto, in continuo ampliamento, che segue con rispetto il capobranco. I frammenti di vita dei componenti del branco vengono raccolti dall’autrice sotto forma di diario, dove i protagonisti parlano con un linguaggio allegro, facile ma anche serio.
Daniela Albanesi prende spunto dagli animali, con i quali divide gran parte del suo tempo, per dar voce alle esperienze che ogni essere vivente conserva in sé. (Cit. Viviana LUcca)
recensione di VALERIA ROSSI –
Oggi vi parlo del libro che non voleva farsi leggere da me. Si vede che non gli ero simpatica, che ne so. Sta di fatto che prima è andato perso nei meandri delle disgraziatissime Poste italiane (che di questi tempi ho particolarmente in odio perché mi hanno perso ben TRE mie spedizioni…), risultando addirittura in giacenza presso un ufficio postale inesistente. Poi me lo sono portato al seminario di Treviso, con l’idea di leggermelo la sera: e invece la sera l’ho passata a mugolare per il mal di denti. Dulcis in fundo, l’ho portato in Sicilia ma non sono riuscita ad andare oltre la metà, perché a fine giornata ero talmente stanca che riuscivo a leggere poche pagine e poi schiattavo dal sonno. Però, siccome crollavo secca col libro in mano… una sera il libro ha dormito sulla mia faccia, la sera dopo sulla mia pancia… e si vede che alla fine si è abituato a me, tanto che finalmente, quando siamo tornati a casa, si è lasciato leggere fino in fondo. E mi sarebbe piaciuto dire, visti i precedenti, che non mi è piaciuto neanche un po’: tie’. Invece non posso proprio dirlo, perché mi è piaciuto. E’ diverso dai soliti “libri sui cani”, non soltanto perché sono i cani stessi a raccontare le loro storie, ma perché usano un linguaggio scorrevole, accattivante e soprattutto credibile (a differenza di altri libri che ho letto – specie quelli che parlavano di cani abbandonati – e che traboccavano di retorica e luoghi comuni ad ogni riga). Kissi, Niger, Enea, Violetta, Bianca, Samuele, parlano veramente come ci si aspetterebbe che parlassero dei cani: certo, traspare la loro totale dedizione e il loro amore sviscerato per la loro umana… ma sono cani, appunto! Come potrebbero non parlare da innamorati? Inoltre il loro diario è fatto di attimi, di flash, di momenti di vita volutamente staccati l’uno dall’altro, a volte senza neppure un chiaro filo conduttore: cosa che, sulle prime, lascia un po’ perplesso il lettore (abituato a cercare “una trama”)… ma procedendo con la lettura ti abitui a questo modo di raccontare e ti rendi conto che, per un cane, la vita deve essere vista più o meno così. Proprio come un insieme di frammenti, di emozioni, di flash, appunto. Questa è l’”opera prima” di Daniela Albanesi, romana, credo molto giovane (non la conosco di persona, l’ho sentita solo al telefono quando cercavamo disperatamente di rintracciare il libro disperso: la voce, di sicuro, è molto giovane) e decisamente brava, perché questa è stata una delle rare volte in cui, leggendo un libro che si vorrebbe “scritto dai cani”, non ho pensato la scontata battuta “sì, in effetti è proprio scritto da cani”. Diario di cane è un libro decisamente “diverso”: originale, particolare, capace, a volte, di far riflettere… ma anche buffo e tenero come soltanto i cani, i nostri meravigliosi cani, sanno essere. Caldamente consigliato.
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